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L’emicrania è un disordine complesso e molto comune: si stima che, solo in Italia, circa 8 milioni di persone ne soffrono e che circa il 10-12% della popolazione mondiale abbia avuto, almeno una volta nella vita, un attacco doloroso di questo tipo; in particolare le donne sono quelle più colpite (circa una su cinque).
La crisi emicranica può causare un dolore talmente forte da spingere la persona a isolarsi in una stanza chiusa, sdraiata al buio senza riuscire a fare nulla: il male è intenso, di tipo pulsante, unilaterale, collocato sulla parte anteriore della testa; sorge lentamente e aumenta progressivamente, estendendosi nella altre zone del capo e coinvolgendo il collo; tende a peggiorare facendo movimento e attività fisica. La maggior parte degli attacchi svanisce gradualmente in modo spontaneo. Il riposo, spesso, contribuisce ad alleviare i sintomi.
Gli effetti dell'emicrania possono tuttavia persistere per alcuni giorni dopo la risoluzione dell’episodio: in questa fase possono verificarsi difficoltà cognitive, sintomi gastrointestinali, cambiamenti di umore, sensazioni di esaurimento e di debolezza.
Le crisi di emicrania possono essere precedute dall’ “aura”, un insieme di sintomi di tipo neurologico, come dei segnali di avvertimento, che anticipano o anche accompagnano il mal di testa vero e proprio: piccoli abbagliamenti (simili a quelli riscontrati dopo aver fissato a lungo una fonte luminosa), flash scintillanti di forma geometrica, perdita della vista in un'area limitata dell'occhio, oscuramento e annebbiamento del campo visivo, diminuzione della sensibilità generale del corpo, rigidità e formicolio su collo e braccio, problemi di equilibrio e, in casi molto rari, anche perdita della coscienza.
Esistono dei fattori che possono influenzare e scatenare le crisi di emicrania:
Lucrezia Rinaldin D.O.